Intervista al College di Regina Carillon – effettuata nell’Ottobre 1970
Intervistati: David Gilmour, Nick Mason, Richard Wright, Roger Waters, Steve O`Rourke
[A causa dei metodi di registrazione – secondo il trascrittore – è stato difficile definire chi esattamente stava parlando in alcune parti dell’intervista, perciò le iniziali _PF_ rappresenteranno una delle 5 persone intervistate quando non identificabili]
Il concerto
Domenica sera, alle 8:30, I Pink Floyd hanno eseguito una delle loro migliori performance mai viste da questo recensore. Ha avuto luogo al Centro delle Arti, e le fantastica acustica della sala ha intensificato notevolmente l’esperienza sonora. Ci sono state due sessioni di un’ora. Se la prima parte dello spettacolo ha portato tutti sull’orlo di una scogliera, la seconda spinto giù tutto il pubblico.
La musica dei Pink Floyd non ha uguali. Sono dei Frank Zappa melodici. Suonarono concisamente con abilità e precisione. Per assicurarsi tali effetti dal vivo, suonando musica inventiva richiede molto di più di ciò che possono gran parte delle ragazze, e i Pink Floyd hanno fatto un buon lavoro. I punti chiave del concerto sono stati Cymbaline, Be Careful with That Axe, Eugene, Atom Heart Mother, e Saucerful of Secrets.
Avendo posto gli speaker in tutto l’auditorium, e poi gestendone il bilanciamento, la musica è diventata un’atmosfera totale, avvolgente, penetrante. Era impossibile rimanere distaccati mentre gli aeroplani ti volavano sulla testa, o qualcuno ti camminava in grembo. Il coinvolgimento è stata la chiave dello show.
Nessuno dei membri del gruppo ha fornito una performance di spicco, ma questo è sembrato in tono con il loro stile.
I Pink Floyd sono un gruppo, non una massa di musicisti opportunisti di turno che usano il gruppo per vendersi. In nessun momento si sono permessi di imporsi sulla musica. Nick Mason, il batterista, ha regalato un solido supporto ritmico. Dave Gilmour, il chitarrista è stato sempre presente, ma mai imponendosi. L’organista è sembrato il più abile, e gestendo allo stesso tempo il ritmo, occasionalmente ha avuto il compito di solista ed ha coordinato il sistema delle basi preregisrate. Il leader del palco è il bassista, Roger Waters. E’ un bassista molto bravo, ma la loro musica riflette più il talento di Gilmour e di Wright.
Waters ha suonato anche il gong e ha dato una brillante performance con piatti e gong durante Saucerful of Secrets, accompagnato dall’organo e dalla batteria. Il tutto mentre Gilmour tirava fuori dei suoni strani dalla sua chitarra. C’era seduto sopra.
Il gruppo si è dimostrato formato da musicisti competenti, e brillanti innovatori musicali. Il livello di questo show non sarà superato al Regina per lungo tempo.
Prima del concerto:
Carillon: Prima di tutto, avete delle biografie?
Steve: Vuoi dire dove sono nati, quanti anni hanno?
C: No, non necessariamente quelle cazzate…per quanto tempo è stato insieme il gruppo, quando ha incominciato?
PF: Il gruppo è stato insieme, da quando ha iniziato insieme professionalmente, tre anni fa. Il primo album è intitolato “Piper at the Gates of Dawn”, il secondo “Saucerful of Secrets”, il terzo “More”, colonna sonora del film con lo stesso nome, il quarto album è stato “Ummagumma”, e il quinto album, che dovrebbe uscire il prossimo fine settimana si chiama “Atom Heart Mother”. Il quinto è interessante perché include l’apporto di un’orchestra di ottoni a venti elementi. Tre di loro si sono conosciuti alla scuola di architettura, e a quel tempo li accompagnava un chitarrista chiamato Syd Barrett, che se ne andò dopo il primo album, e al gruppo si aggiunse l’attuale Dave Gilmour.
C: Di dove siete?
David: Io sono di Cambridge, Roger è di Cambridge, e Nick e Rick sono di Londra.
C: Dov’è la base del gruppo?
PF: A Londra.
C: Per quanto tempo siete stati in tour?
PF: Un paio di settimane, due settimane…tre settimane …tre settimane Martedì.
C: Dove vi ha portato il tour?
PF: A New York, Philadelphia, Seattle, Vancouver, Edmonton, Saskatoon, Regina, e da qui a Winnipeg, Salt Lake, San Francisco.
C: Che tipo di cose provate a dire attraverso la vostra musica?
PF: Continua a sorridere…Pace…riunirsi…e poi…e poi….e poi….( “e poi” ripetuto da tuti i presenti)…Non penso che abbiamo, a dire la verità, messaggi che vogliamo trasmettere…no, non penso.
C: Come vi relazionate con gli avvenimenti politici che stanno succedendo? La Rivoluzione, La Cultura Alternativa?
PF: Ci relazioniamo come fa chiunque altro?
C: Bè, vi sentite parte o che?
PF: Non si può generalizzare su questo.
C: Condividete i loro obiettivi?
Nick: Bè, alcuni rivoluzionari in questo paese hanno sequestrato diplomatici britannici, e i vostri politici, e non ci capisco niente, per niente, veramente, se io fossi il diplomatico inglese sarei, ben serio su questo, senza menzionare possibilmente morto, e, bè non so niente di questo, ma la mia reazione è che non sono d’accordo.
C: Così diresti allora che non sei d’accordo con la violenza come metodo per cambiare le cose che non vanno bene?
Nick: E’ una domanda impossibile, perché se poi si scegliesse un obiettivo specifico…
Roger: Si, è una domanda impossibile perché qualcuno potrebbe postularti l’ipotesi che, se tu vivessi, per esempio, a Parigi durante la occupazione tedesca, e uno della Gestapo stesse per spararti in testa perché sei un ebreo, e succede che hai un coltello in mano e tu avessi l’opportunità di infilzarglielo, lo faresti?
Rick: Bè, è questione di sopravvivenza, no? Un sacco di Americani nel Vietnam…
Nick: E’ difficile da dire sai, noi non siamo una band impegnata, non ci dedichiamo ad una causa, perché nessuno ci ha oppresso. Ma..
Roger: Stanno opprimendo un sacco di gente in maniera terribile, e non mi sento personalmente nella posizione che assume la gente quando qualcuno li opprime. Come quella gente a Chicago, li stavano schiacciando violentemente, e hanno reagito alla cosa abbastanza violentemente, ed io sono d’accordo con loro al cento per cento. Ma perché gli altri sono solo rimasti seduti tranquilli e hanno lasciato che così reagisse tale forma di giustizia bizzarra, nessuno si sarebbe neanche accorto, e ovviamente quel tipo di giustizia fasulla è esistita per esempio a Chicago, per anni e anni, e nessuno se n’è realmente accorto, e adesso perché la gente reagisce violentemente, viene fuori, direbbero qualsiasi cosa che gli venisse detto per “stare zitti”.
C: “Be Careful with that Axe Eugene” ha fatto parte della colonna Sonora di Zabriskie Point, che è stato un film abbastanza duro sulla società americana, e bè, questa canzone è stata scritta pensando a questo film, no?
PF: Abbiamo suonato questa canzone per anni prima ancora che Zabriskie Point venisse girato, ma d’altro canto, fummo tutti felici di utilizzare questo pezzo per quel film in particolare, perché ci sentimmo emozionalmente vicini al messaggio del film.
C: Siete stati a contatto con Antonioni durante il film…
PF: Costantemente. Sedici ore al giorno. Un pò troppo.
C: Per questo film avete fatto solo il pezzo “Careful with that Axe, Eugene [sic]”?
PF: Abbiamo fatto l’intera colonna sonora. Lui ha usato solo tre pezzi. Non gli è piaciuto il resto. Temeva che i Pink Floyd diventassero parte del film, invece che essere solo di Antonioni. Quindi ci siamo rimasti male quando ha poi usato tutte quelle altre cose. Voglio dire, se avesse almeno usato le cose che avesse ritenuto migliori… Abbiamo scritto solo due pezzi musicali del film, mentre l’altro pezzo avrebbe potuto essere scritto da qualsiasi altro gruppo a dire la verità. Una diretta imitazione di Byrds, Crosby, Still e Nash o giù di lì.
C: Vi vedete influenzati da altri gruppi?
PF: No, nessuno in particolare.
C: Come siete arrivati a fare il tipo di cose che fate adesso? Solamente avete ..?
PF: Fu tutto un errore. Davvero, non avevamo nessun progetto, abbiamo fatto solo quello che c’è sembrato giusto in quel momento.
C: Fate molte prove prima di andare sul palco, o vi viene al momento?
PF: No, facciamo molte prove.
C: Usate della marijuana quando suonate?
PF: A volte…spesso, ma non tanta.
C: Alcuni dei vostri pezzi si sviluppano con l’uso di droga?
PF: No. Consumiamo più alcool che marijuana prima di salire sul palco. Vedi, perché, quando sei fuori (per la marijuana) ti puoi sedere da solo e suonare per ore e ore, ma se poi registri – quando lo risenti da normale è pura merda. Penso che quello che veramente facciamo è, che a tutti noi piace rilassarci un po’ fumandone un pochino. Personalmente, mi piace una fumatina prima di suonare, mi rilassa.
C: Suonate spesso con band di supporto quando vi esibite?
PF: No, le evitiamo quanto più possiamo, se non siamo assolutamente forzati ad usarle dalle circostanze, non lo facciamo.
C: Perché?
PF: Perché ci piace creare una atmosfera nostra. Crediamo che la musica non è nella varietà, se capisci quello che voglio dire.
C: Vuoi dire che non suonereste ai festival?
PF: Si, suoniamo ai festival, e se c’è una ragione per utilizzare una band di supporto – come chiunque se dovesse suonare per quattro ore, allora si, lavoreremmo con band di supporto. Quello che vogliamo dire è che se abbiamo una scelta, la presentazione ideale della nostra musica è una sala concerti piuttosto che una stalla per il bestiame, o qualsiasi posto dove la gente può ascoltare e rispondere direttamente alla musica, senza schifezze allo stesso tempo, tipo venditori di hot dog, o perline, o persone che parlano, che è uno degli svantaggi di un sacco di posti, dove tutti vanno lì per chiacchierare, e bisbigliare, e stropicciare carta, e anche – se suoniamo per conto nostro c’è meno rischio di avere gente che è lì per altre ragioni dal volerci ascoltare suonare. Questa è la unica ragione per cui siamo là: per suonare.
C: Siete mai scesi in conflitto con la vostra casa discografica, dove qualcosa che volevate è stato represso?
PF: No, la gente è sempre sorpresa – perché confronto alla maggior parte degli altri, noi andiamo d’accordo con la nostra casa discografica, perché è una molto grande in Inghilterra, la maggiore, e la gente si immagina che siano i più conservatori, ma in effetti sono così confusi da quello che facciamo e così terrorizzati da ogni nostra mossa che si sono appena arresi e dicono “bè, non sappiamo, fate voi ragazzi”. Ogni volta che hanno detto che questo va o non va bene, sono sempre stati completamente in errore, così si sono arresi. Non sanno quello che facciamo, così come non lo sappiamo noi.
C: Avete detto che non comprendono la vostra musica, bè si, in “Ummagumma” ci sono delle cose che non mi piacciono, come la ragazza che grida.
PF: La ragazza che grida è una ragazza molto bella, è molto alta e magra ed è vestita di nero, è seduta e beve, e fuma sigarette, e il suo nome è Roger Waters.
[risata generale]
PF: “Ummagumma” fu il lavoro per cui abbiamo avuto più problemi con la nostra casa discografica, lo abbiamo lanciato quando abbiamo realizzato che loro non capivano niente, perché non credevano in Ummagumma, non credevano che avrebbe venduto. Ed è uscito e ha venduto (400,000 fino adesso) meglio di quanto chiunque avesse pensato.
C: C’è qualcuno che può pensare a qualche domanda? Che cosa vi chiedono gli intervistatori professionisti?
PF: Siamo stati ad una rassegna stampa, una volta, anni e anni fa, quando avevamo iniziato alla EMI a Londra, e tutti si ubriacarono, e penso che solo un pezzo di articolo ne uscì, e non ebbe nessun valore promozionale.
Non menzionava il nome del gruppo, o il nome della casa discografica. I veri professionisti fanno domande che potrebbero leggere dalla nostra biografia, se ne avessimo una. Ogni intervista che ho visto è svanita generalmente con l’espressione fissa che la gente ha quando ha fumato marijuana – ce l’hanno come voi, e il loro registratore si rompe.
C: Avete mai pensato di uscire con qualcosa per scalare le classifiche di vendite?
PF: Se veniamo fuori con qualcosa che sappiamo che sarà un singolo di punta, lo lanceremmo come un proiettile, ma non siamo molto bravi in questo. Voglio dire, ci abbiamo provato alcune volte, e per gli ultimi due anni è andata male.
C: L’uscita di Ummagumma vi ha, commercialmente parlando, montato la testa?
PF: No, il gruppo si è montato la testa al principio con un singolo da hit-parade in Inghilterra. E ne abbiamo avuto uno anche negli Stati Uniti. E siamo tornati con i piedi per terra. “Saucerful of Secrets” ci ha ritirati su. Su, giù, su.
C: Cosa ne pensate di Woodstock?
PF: Buona domanda – una che chiedono tutti i professionisti. Woodstock è bello per tutti meno che per i musicisti. Fantastico per gli Hell’s Angels, fantastico per tutti coloro a cui piace il camping, fantastico per tutti coloro che vendono panini e sigarette, fantastico per la gente a cui piace riunirsi con altri 200,000 capelloni, amanti della marijuana.
C: Bè, una delle critiche dei festival è che il prezzo per far venire il gruppo è così tremendamente alto che i prezzi dei biglietti sono scandalosi.
PF: No – la gran parte di questo è pubblicizzato dagli organizzatori dei festival che si inventano cifre totalmente false. Sono loro che normalmente fissano i prezzi. Sanno quanto sarà il loro guadagno, quante persone, etc. E poi tutti i compensi dei gruppi consegnetemente. [risata]
No, questo non è vero. Presumo che la maggior parte di loro calcola le loro cifre e allocano un 10% delle loro spese per i gruppi. Questo è il margine con cui gli piacerebbe lavorare. Ma i gruppi, si impongono. Voglio dire, ho bisogno di un sacco di soldi per superare l’esasperazione che ti provoca un festival. E’ assurdo veramente, un festival non ha niente a che fare con la performance musicale, è per gente forte come tronchi, come i canadesi. È per boscaioli e orsi grizzly e per persone con capacità di resistenza, ma non per persone come me. E’ veramente per creature selvagge. Tre giorni esposti a volumi di vento e pioggia. Penso che dovrebbero fare pubblicità dicendo: “Questa è la più grande esperienza dopo la prima guerra mondiale”. Non puoi fare finta che abbia a che vedere con la musica, perché l’attrezzatura non funziona mai dopo 12 ore di utilizzo.
C: Come vi hanno ricevuti a Saskatoon? [Saskatchewan, Canada]
PF: Sono rimasti seduti lì – abbiamo suonato della bella musica, e l’acustica era stupenda. Calgary e Vancouver sono state buone. A Edmonton è stato veramente bello.
C: I gruppi che suonano al Regina hanno la brutta abitudine di cadere sulle loro facce. 800 persone sono venute a vedere i Vanilla Fudge.
PF: E’ un peccato veramente. I Vanilla Fudge, i Blue Cheer, ed i Grand Funk sono veramente sottostimati. Penso che siano molto bravi.
C: Avete personalmente dei contatti con altri gruppi?
PF: Si, ma noi, i King Crimson ed i Moody Blues lavoriamo tutti ai margini, se capisci quello che voglio dire.
C: In Ummagumma dite: “Molte specie di piccoli animali con la pelliccia si riuniscono in una caverna e scavano con un Pitto” (“Several species of small furry animals gather together in a cave and grooving with a pict”) – cos’è questa voce, e qual’è il significato di tutto questo?
Roger: Non vuol dire niente, è solo un po’ di poesia urbana. Io ho creato i suoni, mentre la voce e la mano che sbatte sono tutte umane – senza strumenti musicali.
C: Allora non cercavate di fare niente di concreto. Volete solo entrare nella testa di qualcuno?
PF: Per provocarlo un po’, non deliberatamente, non un pugno sul naso, solo una piccola provocazione.
Tutti i testi
Traduzione Paola Garavaglia
Supervisione: Andrea Garavaglia
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