Roger Waters
“La nostra musica può darvi i peggiori incubi, o lanciarvi nell’estasi più affascinante. Solitamente succede questa seconda opzione.
Ci accorgiamo che il nostro pubblico smette di ballare: rimangono tutti in piedi, a bocca aperta…in estasi.”
Nick Mason
“Nel 1967 pensavo ancora di poter eventualmente ritornare al mio college l’anno successivo, se le cose non avessero funzionato. D’altronde, per me che studiavo architettura, la migliore occasione per trovare eventuali clienti era proprio il mondo dello spettacolo.
Ero sempre alla ricerca di qualcuno che avesse un mezzo milione di sterline da spendere, e mi incaricasse di disegnargli una casa.”
Nick Mason
“E’ interessante come una band acquisisce talvolta una reputazione che non ha nulla a che vedere con quello che è realmente.
Così questa associazione tra i Pink Floyd e la fantascienza.
Certo, avevamo un interesse nella fantascienza, leggevamo Robert Heinlein e Dune, e Ray Bradbury, ed avevamo un enorme
interesse in che cosa ci avrebbe riservato il futuro, ecc.
La gente ancora pensa a noi come “la musica delle sfere celesti” e così via, mentre negli ultimi 15 anni io sono stato molto più
attento ai disordini mentali e di personalità, piuttosto che ad alcunchè riguardante gli alieni.
Nessuno di noi ha mai nutrito interessi per l’occulto, e credo che nel nostro lavoro non si riuscirebbe a trovare alcun riferimento
a cose simili, come invece si può riscontrare nel Led Zeppelin…”
Richard Wright
“Dopo che Barrett se ne fu andato la musica del gruppo cambiò sostanzialmente. Quella fu probabilmente la trasformazione più importante, perché Syd aveva scritto tutte le canzoni fino a quel momento. Erano canzoni stupende, anche se penso che il primo pezzo a cambiare radicalmente le cose fu proprio “A Saucerful Of Secrets”. Era stata infatti la prima volta che ci eravamo allontanati dalla struttura di canzone tipica di Syd, e si trattò veramente di un lavoro collettivo, ancora oggi credo sia un grande pezzo. Saucerful è stato il primo brano su un disco dei Pink Floyd che mi sia piaciuto veramente. Anche se apprezzavo le canzoni di Syd, non erano il genere di musica che mi sarebbe piaciuto suonare come tastierista”.
(In “Pringle Show” trasmesso da radio Montreal nel dicembre 1978)
David Gilmour
“A Saucerful Of Secrets ha assunto un’importanza tutta particolare nella storia dei Pink Floyd. Mi ero appena unito al gruppo quando cominciammo a registrare quel disco. Sostanzialmente, nella band si notava la presenza di studenti di architettura.
Sarebbero stati capaci di mettersi lì con un pezzo di carta e avrebbero cominciato così: ‘Deve andar dritto di qua e poi dritto in alto…’ e avrebbero disegnato cime e avvallamenti come si fosse trattato di una mappa, calcolando dove il pezzo sarebbe dovuto andare a finire.
… La prima parte di questo lavoro credo sia stata una specie di guerra. Io stesso non me ne rendevo conto completamente, in quel momento, ma mi sembrava proprio una guerra. La prima parte era tesa, piena di paure; mentre quella finale era una specie di requiem. Realizzammo l’inizio partendo dai toni acuti dei piatti. Avevamo posto un bel microfono proprio vicino ai piatti e li colpivamo molto delicatamente con martelli di legno. In effetti, questo produce un suono che non assomiglia affatto a quello dei piatti. Il sottofondo della prima sezione del pezzo è così, una serie di note con molte cose imbastite sopra. Nella parte successiva Nick ha suonato la batteria, ha tagliato il nastro e l’ha montato ad ‘anello circolare’, in modo che lo usassimo per
ore. Poi c’ero io con la chitarra a tutto volume, che usavo il piedistallo del microfono come fosse una barra d’acciaio e lo facevo correre su e giù lungo la tastiera”.
(D. Gilmour a D. Frikte in Musician n. 50, dicembre 1982)
David Gilmour
“Noi non abbiamo mai avuto un Roger Daltrey o un Mick Jagger.
Tutto ciò che abbiamo avuto è stato un bassista che saltellava per il palco aggrottando la fronte e facendo facce…”
Roger Waters
“Io ho usato droghe psichedeliche solo due volte nelle mia vita.
Ed entrambe le occasioni sono state dopo che avevano appiccicato questa etichetta alla nostra musica.
La prima volta fu assolutamente meraviglioso: ero su un’isola greca, in un ambiente idilliaco, e non so quanto durò, ma mi sembrò un periodo lunghissimo. Fu una cosa molto potente, e strana.
Non saprei dire se ha influenzato la nostra musica. Presi dell’altro acido un paio di anni dopo, e ricordo che attraversavo la Ottava Avenue di New York, cercando di andare a comprarmi un sandwich e una bottiglia di latte, e rimasi bloccato in mezzo alla strada. Non l’ho mai più fatto…”
Nick Mason
“E’ vero, Ummagumma è una parola di slang che a Cambridge significa “scopare”. Ma noi la utilizzammo solo perché ci piaceva il suo suono. E si può pronunciare in modo che sembri sia un canto che una esclamazione.”
Roger Waters
“Il titolo Atom Heart Mother fu tratto dal titolo di un articolo del giornale The Evening Standard, che parlava di una donna incinta, che aveva un pace-maker ad energia atomica. Un articolo preso a caso, un titolo che Ron Geesin mi fece notare, che mi piacque, tutto qui…”
Richard Wright
“Spesso prendiamo dei titoli che non hanno niente a che fare con le canzoni. Avremmo potuto chiamare le nostre canzoni “Numero Uno”, “Numero Due”, “Numero Tre”, eccetera.
Solo che le parole sono talvolta più interessanti e, come “Careful With That Axe, Eugene” (“Attenta con quell’ascia, Eugenia”), può creare una certa immagine stimolante…”
Roger Waters
(1971)
“Sono annoiato da gran parte di quello che abbiamo fatto.
Sono annoiato da gran parte di quello che suoniamo…
Non c’è molto di nuovo in quello che suoniamo, non è vero ?”
Roger Waters
(a commento dell’album “Animals”)
“Lasciami dire che, sebbene la violenza sia stemperata dalla tristezza e persino da un po’ di compassione qui e là, questo è un disco molto violento. Sono canzoni davvero violente e credo sia per questo che la musica è un po’ più incisiva rispetto ai nostri dischi precedenti.
Ho avuto in testa l’idea di ANIMALS per molti anni. In verità è una cosa trita e ritrita, non credi? E’ successo proprio durante le registrazioni che quell’idea mi sembrasse adatta a legare tra loro le canzoni. Per questi fui costretto a riscrivere il testo di Raving And Drooling, ora Sheep, che non era altro che uno sfogo… Era uno sfogo piuttosto incoerente sull’idea dell’abuso, così come Pigs, anche se forse con toni più compassionevoli, se è possibile denunciare un abuso in modo compassionevole. Ed è proprio questo il punto di forza delle parole alla fine di ogni verso, cosa che mancava in Raving, che era tutto sommato una vera schifezza… E mi sentivo molto depresso per questo al punto che la scartai con una tale rabbia che da allora non l’ho più
riascoltata…”.
(Intervista a Nicky Horne, il dj di Capital Radio per“Pink Floyd Story”, in onda il 21 gennaio 1977)
Roger Waters
“Nei primi tempi, passavamo molto tempo insieme, e ci frequentavamo socialmente. C’è qualcosa di particolare nell’andare insieme in giro in tournée. Ma presto ci si annoia. E cose tipo la famiglia fanno in modo che arrivi presto la fine. In tournée i Floyd si tenevano impegnati con partite di calcio, escursioni turistiche, partite a Monopoli e Backgammon, e lunghi pomeriggi di lettura presso la piscina. Stavamo molto più attenti alle “groupies” e alle droghe rispetto agli altri gruppi, e non frequentavamo molto altre “superstars” (ad eccezione di Dave Gilmour).”
“C’era sempre, all’interno della band, una grande lotta tra “gli architetti” e “i musicisti”: Nicky Mason ed io eravamo relegati a questa posizione di inferiorità di “architetti”, ed eravamo presi in giro da Dave e Rick, che erano “i musicisti”. C’era sempre una forte opposizione da parte dei “musicisti” a fare spettacoli “teatrali”.
Allora si potrebbe dire che è stato grazie alle mie insistenze che abbiamo fatto questi tipi di spettacoli.”
David Gilmour
“L’album Meddle fu terminato mentre eravamo in tournée in Giappone, parlo in particolare della copertina e dei piccoli dettagli finali. La copertina fu concordata per telefono, tra l’Inghilterra e il Giappone, e la foto dell’orecchio sommerso non è così buona come credevamo sarebbe venuta. Non è veramente la mia copertina preferita !
Anche il titolo è abbastanza debole, un gioco di parole tra “medal”, la medaglia che ti premia per qualcosa, e “interfere” (interferire)- un titolo che venne fuori all’ultimo momento, dopo un lungo conciliabolo in una stanza d’albergo giapponese.”
Richard Wright
“Credo che ogni album precedente è stato un passo verso “The dark Side of The Moon”, in un certo senso. Abbiamo continuato ad imparare, le tecniche di registrazione, ed anche il nostro modo di scrivere è andato via via migliorando.”
David Gilmour
“Nella tournèe del marzo 1973 negli USA fummo in grado di vendere da 10 a 15mila posti per ogni serata del tour – quasi sul momento.
E’ vero che eravamo andati sempre bene a New York e Los Angeles, ma questi erano posti dove non eravamo mai stati.”
“L’incredibile seccatura di queste serate… Eravamo abituati ai nostri fans reverenti e silenziosi: avresti potuto sentir cadere uno spillo quando attaccavamo “Echoes” o qualcuno di quei pezzi delicati con i campanellini o un crescendo iniziale, in cui cominciavamo a costruire le nostre atmosfere; e invece questi ragazzi saltano su a urlare “Money !”… e a Roger non piaceva neppure un pochino…
Il culto dei Pink Floyd era stato alla fine eclissato dalla popolarità stessa della band.”
Richard Wright
“Dopo aver finito “The Dark Side…”, seduto nello studio di registrazione a sentire il prodotto finito per la prima volta, pensai: Questa è una grossa cosa. E’ un album veramente eccellente. Come mai continua a vendere e vendere, non lo so. E’ come se avesse toccato un nervo scoperto. Sembra che tutti stessero aspettando quest’album, o meglio, che qualcuno facesse un album come questo…”
Roger Waters
(1976)
“A quel punto (con il successo di “Dark Side…”) tutte le nostre ambizioni erano state soddisfatte. Quando hai 15 anni e pensi “voglio dar vita a un gruppo” l’obiettivo che ti poni, a parte i vaghi pensieri su un bell’appartamento e a non doverti alzare fino alle quattro del pomeriggio, … è il Grande Album. Il Numero uno di Billboard. E, una volta ottenuto ciò, un sacco delle tue ambizioni sono state raggiunte. E invece, è vero, ti senti meravigliosamente per un mese o poco più, e poi cominci a renderti conto che non fa realmente tanta
differenza. Se eri una persona felice, lo eri prima e lo sarai dopo, e se non lo eri, non lo eri prima e non lo sarai dopo. E quel tipo di cose non ti fa cambiare atteggiamento rispetto a niente. Ma anche se lo sai, ti ci vuole un pò di tempo per assimilare ciò.”
Richard Wright
(1974)
“Improvvisamente ci rendemmo conto che i Pink Floyd erano diventati un prodotto, e un sacco del nostro tempo ed energia era ora impegnato sul lato affaristico del gruppo, piuttosto che sul suonare.
Che non è una buona cosa…”
Nick Mason
“Ci fu un momento dopo “Dark Side…” in cui avremmo potuto scioglierci come gruppo… c’era in noi un certo nervosismo su come continuare. Tranne un paio di date in Europa, il nostro unico concerto fu il 4 novembre 1973 per beneficenza al Rainbow theatre di Londra, in cui raccogliemmo 10.000 sterline per Robert Wyatt, l’ex-batterista dei Soft Machine, che era caduto da una finestra spezzandosi la schiena e rimanendo paralizzato.”
Richard Wright
“Il 5 giugno 1975, alla vigilia del nostro secondo tour negli USA quell’anno, eravamo negli studi di Abbey Road a terminare il missaggio finale di “Shine on you crazy Diamond”. Era l’anniversario di matrimonio di Dave e Ginger, mi ricordo. E ad un tratto c’è un uomo obeso, con la testa calva e rasata, con addosso un impermeabile bianco e scarpe bianche, con in mano un sacchetto di plastica da supermercato. Gilmour fu il primo a notarlo, che annusava il nostro impianto, ma non ci fece caso, pensando fosse un inserviente dello studio. Dopo un pò ero seduto accanto a Roger, e lui mi fa: Lo sai chi è quel tipo? Io risposi: Non lo so, pensavo fosse un amico vostro…
E lui: Pensaci…pensaci… Così continuai a guardarlo, ed improvvisamente mi resi conto che era Syd !
Waters, da parte sua, era scoppiato in lacrime, dopo aver indovinato l’identità di quest’uomo grasso, calvo, e pazzo. Quando qualcuno gli chiese come mai era diventato così grasso, Syd semplicemente disse che “ho un grosso frigorifero in cucina” e che ultimamente aveva forse mangiato troppe costolette di maiale.
Fece anche capire che era pronto a ritornare nel gruppo, ma rimaneva completamente assente e silenzioso mentre ci davamo da fare al re-mixaggio del brano, ripassandolo più e più volte, senza dare alcun segno di comprendere che era proprio lui l’eroe di questa canzone-tributo. Anzi, quando chiedemmo di ascoltare il missaggio ancora una volta, disse: “Perchè vi preoccupate ? L’avete già ascoltato !”
Alla fine si unì a noi per la festa di anniversario, ma non fece altro che disturbare i partecipanti con i suoi sguardi penetranti e la sua risata isterica e maniacale. Alla fine, si dileguò nella notte senza salutare nessuno. Il giorno dopo i Floyd partivano per l’America senza di lui. E da allora nessuno di noi l’ha più rivisto…”
David Gilmour
(parlando di “Another brick in the wall”)
“In origine si trattava di un pezzo molto breve, che avrebbe dovuto contenere un rapido assolo di chitarra. C’era soltanto una strofa registrata e alla fine ci avevamo aggiunto l’assolo. Io e Roger abbiamo cantato questa strofa, quindi ci siamo messi a cercare dei bambini che a loro volta ci cantassero sopra. Ho preparato una base registrata della canzone in modo che potesse essere reinserita nella pista originale e, dato che in quel periodo ci trovavamo a Los Angeles, spedii il nastro a Londra, cercando un tecnico che riunisse un po’ di ragazzini. Gli diedi anche delle indicazioni in merito: dovevano essere ragazzini dai dieci ai quindici anni, provenienti dal nord di Londra, quasi tutti maschi. Gli dissi anche di far cantare loro la canzone in tutti i modi possibili. Lui registrò ogni pista delle ventiquattro che aveva a disposizione con tutte le possibili combinazioni. Fece cantare quei ragazzi nei più vari modi. Quindi il nastro ritornò a Los Angeles. Lo ascoltammo ed era fantastico. All’inizio pensammo di utilizzarlo come sottofondo alle nostre voci, che cantavano la stessa strofa. Ma era così bello che decidemmo di lasciare che cantassero da soli. Ad ogni modo, non volevamo neppure rinunciare alla nostra parte cantata, così abbiamo finito per riprodurre la registrazione e mixarla due volte: una con me e Roger, l’altra con le voci dei ragazzini”.
(D. Gilmour in Musician n. 50, dicembre 1982)
Roger Waters
“Durante tutta la mia permanenza a scuola non c’è mai stata nessuna ricerca esistenziale, né alcuna discussione filosofica sulla condizione dell’uomo, su ciò che sono gli esseri umani e sul perché lo sono…
Il sistema scolastico è tale per cui non hai alcuna possibilità di essere valorizzato come persona, perché ti tengono in pugno dall’età di cinque anni”.
(R. Waters in Rolling Stone, febbraio 1980)
Roger Waters
(allo scrittore Timothy White)
“Il rock and roll sta diventando avidità nascosta sotto forma di intrattenimento, proprio esattamente come la guerra è diventata avidità nascosta sotto forma di politica.”
David Gilmour
“Avevo sempre detto a Roger, quando pensava che era lui i Pink Floyd e che avrebbe potuto sostituire il batterista, il chitarrista e il tastierista con altri bravi professionisti, che io ero e mi sentivo fortemente un Pink Floyd. Una volta gli ho detto, molto prima che lui lasciasse: < Se tu vai via, amico, noi continueremo. Puoi scommetterci, noi continueremo...> E lui mi rispose ridendo:
Roger Waters
“Non ho lasciato il gruppo. Ho telefonato agli altri invitandoli a pranzo. Ho detto: ‘Guardate, è tutto finito, OK’. Poi il manager dei miei ex colleghi mi ha telefonato e mi ha detto: ‘Ti rendi conto che se non adempi al tuo contratto con la CBS o con non so chi altro, loro potrebbero rivalersi su di te per i danni subiti, e bla bla bla…?’. Gli risposi: “Non ti credo’. E lui: ‘Informati dai tuoi avvocati’. Controllai e… yeep! Così pensai: ‘Dio mio’ e dopo un po’: ‘Dai su, è finita. Non siamo più una band. Non possiamo metterci qui a sospirare. Accettatelo!’ Risposero di no, così ho scoperto che l’unico caso in cui la legge mi dà ragione è qualora chieda a loro il 20-25% degli introiti, se decidono di continuare a chiamarsi ancora Pink Floyd. Ma, visto che non sono molto interessato ad avere la mia parte della torta, non è che ci sia molto da fare…”
(R. Waters in “Spotlight on The Pink Floyd”, Brisbane radio, 2 febbraio 1988)
Nick Mason
“Penso che il gruppo si sia veramente rigenerato. Intendo dire che i gruppi della nostra età hanno bisogno di qualcosa che li purifichi per poter sopravvivere, in genere. Penso che in ogni caso Roger avesse ragione a dire che la band era ‘morta definitivamente’, perché senz’altro lo era dal suo punto di vista. Non credo che fossimo veramente interessati a continuare a suonare i suoi dischi ‘solistici’ e non è stata una cosa grave per noi doverlo fare, ma con il suo abbandono si è creata una sorta di pressione che ci ha indotto a continuare a produrre. Che poi il disco piaccia o no è un’altra faccenda, l’importante è che le circostanze ci hanno costretto a metterci di impegno e a continuare a lavorare”. (1987, cit.)
Dave Gilmour
“In un progetto come quello di un disco dei Pink Floyd, se non c’è spirito di cooperazione è inevitabile che non si possa produrre niente di buono. Non ci si diverte, e lo si intuisce ascoltando il disco. THE WALL, ad esempio, qualsiasi cosa si possa dire, è stato un lavoro di gruppo. L’idea è stata sicuramente di Roger. Nessuno sta cercando di mettere in ombra il suo talento, ma il disco che venne fuori non rifletteva l’idea originale che lui aveva registrato sul demo; sono usciti molti articoli in cui si sosteneva che quello era il primo disco solista di
Roger Waters
, ma era un’affermazione decisamente falsa.
E’ una cosa che mi fa incazzare, perché la gente di solito non sa come nascono le cose”.
David Gilmour
“… Dato che Roger possiede gran parte dei diritti sulle canzoni, è impossibile proporre un set dei Pink Floyd senza che compaia il suo nome. Ci stiamo comunque concentrando su un angolo visuale diverso da quello di Roger. Lui ama le parole, io la musica. I nostri momenti migliori sono stati quelli in cui siamo riusciti a equilibrare le due dimensioni, anche se spesso
abbiamo dato troppa importanza alle parole come veicolo di contenuti. Siccome non condivido la percezione che Roger ha delle cose, è evidente che i nostri testi saranno diversi”.
(D. Gilmour a John Pareles in New York Times, 7 ottobre 1987)
David Gilmour
“Fu un grosso e pesante impegno rimettere in piedi i Pink Floyd dopo la separazione da Waters. Non si poteva tornare indietro. Bisognava trovare un nuovo modo di lavorare, di operare e di andare avanti.
Il nuovo album fu fatto in maniera completamente differente dai precedenti, sistemi diversi, tutto diverso.
Sfruttando completamente le nuove tecnologie, il nuovo Floyd fu registrato in digitale, con molte delle parti individuali inserite in un sistema MIDI programmato su un computer Apple Macintosh.
A livello umano, il rientro di
Richard Wright
anche ci rese più forti legalmente e musicalmente.”
“Il primo giorno in cui noi tre ci rimettemmo al lavoro insieme, fu come quando ti rimetti ai piedi un comodo vecchio paio di scarpe.”
“La forza dei Pink Floyd è sempre consistita nel talento di tutti e quattro i componenti. Naturalmente ci mancherà il contributo artistico di Roger. Comunque, noi continueremo a lavorare insieme, come nel passato. Siamo sorpresi dalle dichiarazioni di Roger che “I Pink Floyd sono una forza creativamente spenta…”, poichè non è al corrente nel nostro attuale progetto artistico. Noi tre siamo estremamente entusiasti del nuovo materiale, e preferiremmo essere giudicati dal pubblico, quando verrà pubblicato il nuovo album dei Pink Floyd.”
Nick Mason
“Ci sono state poche volte che
Roger Waters
nella sua vita è stato contrastato nelle sue convinzioni e ha dovuto soccombere. Io credo che sia stato realmente scioccato da quello che è successo. Lui credeva veramente che non ce l’avremmo fatta senza di lui. Lui continua a credere che ha sempre fatto tutto lui.”
Richard Wright
“Questo è il miglior tour che abbia mai fatto. In termini di amicizia, di stare con gli altri musicisti. Dopo “The Wall”, quando gli ego-trip divennero insopportabili, questo è completamente l’inverso. lo si può dedurre dal modo come suoniamo, dal modo che la stessa musica suona per il pubblico. Nick e Dave suonano molto meglio di prima, in parte a causa delle buone sensazioni tra noi nel retro-palco.
Quest’anno è passato così velocemente, e so che quando sarà finito mi mancherà”.
David Gilmour
(commentando la settimana di concerti tenuti all’Olympic Stadium di Mosca dal 3 al 7 giugno 1989):
“Penso che nessuno sia mai andato in Russia con uno spettacolo completo come il nostro. Ci sono stati altri concerti, in passato, ma sono sempre risultati un po’ ridotti, probabilmente a causa dei costi. Noi invece dicemmo agli organizzatori che saremmo andati a suonare senza preoccuparci di ridurre i costi, ma con la ferma intenzione di proporre una cosa completa. Sono assolutamente sicuro che non c’è stato nessun altro gruppo come noi ad aver suonato in Russia. Penso che gli abbiamo fatto ‘scoppiare la testa’ a questi russi!”.
(D. Gilmour in “Rapido”, BBC radio 2, 19 luglio 1989)
Richard Wright
“Ci sono due vantaggi per il nostro anonimato, per l’aver mai venduto noi stessi con le nostre facce. Uno è che puoi andare in giro per strada senza alcun problema. L’altro vantaggio, che stiamo cominciando ad apprezzare, è che siccome nessuno guarda a noi come a delle rock-stars, noi possiamo andar fuori ad oltre 45 anni e suonare la nostra musica per quanto vogliamo, perchè la gente non è mai venuta a vederci come fa per Mick Jagger o Rod Stewart. Arriverà il momento in cui la gente non accetterà più un Mick Jagger di sessant’anni che salta per il palco. Al contrario posso vedere i Pink Floyd fare uno show anche a settant’anni. Perchè uno show dei Pink Floyd non sono gli individui, sono lo spettacolo, la musica e le luci.”