


Roger Waters Live in London, Palladium, Ottobre 2023,
L’uso di chiamare i vari Pink Floyd “Zio” e’ odioso. In parte perche’ ormai sono piu’ Nonni che Zii, in parte perche’ non ha mai fatto ridere nessuno, neanche gli Zii veri di chi lo scrive e dice.
L’8 Ottobre a Londra, invece, per una volta, Waters ha scatenato, per tutto il primo tempo dello spettacolo, quel senso d’ansia tipica del momento in cui quello Zio, quello che in famiglia considerano tutti estroso e originale nel bene o completamente matto nel male, decide di prendere la parola durante la cena del vostro matrimonio.
Incapace di provare vergogna, veloce di pensiero, parola e a volte di mano, le leggende di famiglia su di lui attestano che nessun tipo di conseguenza e’ esclusa dal momento in cui egli prende la parola in pubblico: da una rissa da saloon alla standing ovation da commedia americana, tutto e’ possibile.
E’ cosi che quando Waters si e’ seduto da solo ad un tavolino sul palco del teatro, indossando una spettacolare giacca rosa, con fogli di appunti ed un notebook aperto, l’ansia e’ iniziata a salire: l’idea di Roger a ruota libera l’8 Ottobre, davanti a 2300 spettatori paganti, era terrificante.
Waters e’ stato sul palco da solo per quaranta minuti prima di una nota di musica suonata: ha aperto con il ringraziamento ad una delle sue tante nemesi del passato, Andrew Lloyd Webber, proprietario del teatro, per aver tutelato il suo diritto di parola ed opinione contro chi chiedeva di far cancellare lo show. Ha parlato come sempre di diritti umani, ma non si e’ addentrato in niente di particolarmente politico. Ha infine letto ben tre capitoli delle sue memorie di prossima pubblicazione.
E’ sulle memorie, un po’ come quando il discorso dello Zio, cominciato in maniera del tutto avvincente comincia a perdere smalto, che la pazienza del pubblico e’ stata testata davvero: densi di tantissimi dettagli, i capitoli letti sono ancora diamanti grezzi. Il primo, sugli anni della sua formazione musicale e sociale a Cambridge, ha i suoi momenti interessanti affogati in dettagli topografici abbastanza rindondanti. Il secondo, ambientato nei primi anni a Londra con Syd Barrett, e’ quello piu’ toccante per i fans ma si perde un po’ prima di un bel finale, il terzo, quello ormai famoso sulla papera adottata nel 1993, sulla carta assolutamente ridicolo, e’ invece scritto talmente bene da essere il piu’ piacevole dei tre.
Non ci sono state fughe di pubblico, discussioni animate, inviti di andare a quel paese come e’ stato scritto da un tabloid e riportato avunque dai social media. Il vociare di un individuo in platea ha costretto Waters a fermarsi per invitarlo ad andare al bar e tornare dopo venti minuti per le canzoni. Ne’ rissa da film western ne’ standing ovation da commedia americana, quello che e’ successo davvero rispetto a quello che e’ stato riportato ci ricorda che anche le leggende famigliari su quello Zio sono spesso romanzate ad uso e consumo dei nipoti. Il discorso, una volta concluso, era meno esplosivo e interessante delle premesse, l’ansia ingiustificata, la sala pronta alla musica.
La prima canzone, la versione intera di “The Bar” e’ stata molto piacevole. In piena tradizione Watersiana il pezzo in se’ e’ basato su una manciata di accordi, ma il testo e l’arrangiamento con piu’ voci soliste e suoni simili al Dark Side Redux lo ha elevato ad emozionante “mini opera” di quasi dieci minuti. “Mother”, l’ultima canzone del primo tempo, e’ stata infine il premio per tutti coloro che aspettavano da quasi un’ ora suoni piu’ familiari.
Dopo un video introduttivo e’ finalmente arrivato Il Redux di Dark Side; con i nuovi testi proiettati su un sipario trasparente teso tra Waters e i musicisti, ha reso in maniera esponenziale rispetto al disco. Le nuove lunghe parti narrate, nel contesto di un recital teatrale di questo livello, sono ben riuscite e calzanti; il senso di una coesa e coerente suite musicale e’ addirittura piu’ marcato rispetto al disco del ’73, quando si arriva al gran finale, Eclipse Redux emoziona in maniera diversa ma ugualmente intensa rispetto a come ha fatto ormai per cinquant’anni.
Malgrado questo l’impressione dopo la prima e’ stata quella di uno spettacolo da rodare, troppo sbilanciato tra il one-man show del primo tempo e la musica del secondo.
La serata del 9 Ottobre, e’ stata riveduta e corretta. Da consumato professionista Waters ha letto la sala dell’8 e cambiato lo spettacolo. Con i capitoli letti passati da tre ad uno, ed il sopravvissuto e’ stato proprio quello sulla papera, il lungo video d’introduzione al Redux spostato alla fine del primo tempo, i discorsi iniziali ridotti e in generale un’atmosfera molto piu’ rilassata, la prima parte ha introdotto perfettamente un’altra grande esecuzione di Dark Side Redux.
Col senno di poi ed una seconda possibilita’, il discorso dello Zio e’ diventato finalmente calibrato, divertente, appassionante, commovente, uno di quelli che solo chi e’ estroso ed originale (nel bene) o completamente matto (nel male) ha il coraggio di pronunciare e il talento di portare a termine coerentemente, quelli di cui tutti i presenti parleranno negli anni a venire fino a renderlo leggendario, di quelli che rendono certe persone immortali nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di conoscerle.

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