Nel 1974, mentre i Pink Floyd portavano in tour “The Dark Side of the Moon”, Roger Waters ipotizzava un giorno in cui, da solista, si sarebbe limitato a dirigere spettacoli con altri sul palco a suonare per lui.
Chissa’ cosa avrebbe pensato Roger il duro del ’74, se gli avessero detto che, nel 2017, la sua visione si sarebbe in parte realizzata, ma che la musica composta allora con Gilmour, Wright e Mason sarebbe stata ancora la struttura portante del suo show, che l’ovazione alla fine di “Eclipse” l’avrebbe fatto commuovere, che avrebbe stretto le mani del pubblico come un vero frontman, e, soprattutto, che i sui testi sarebbero stati ancora paurosamente attuali?
Sarebbe stato piu’ preoccupato pensando di aver quasi raggiunto, a soli trent’anni, il picco della creativita’ o dispiacuto pensando ad un futuro politicamente non meno spaventoso degli anni ’70?
L’Us and Them 2017 sara’ probabilmente il suo ultimo tour in grande scala, non e’ un addio ufficiale, ma e’ impossibile pensare che, finito questo giro nel 2018, a 75 anni, il bassista avra’ ancora l’energia per un altro spettacolo di questo tipo, uno show degno del “visionario dei Pink Floyd”, memorabile e senza mezze misure: musicalmente, scenograficamente e politicamente.
Musicalmente attinge quasi esclusivamente all’epoca d’oro Floydiana, il periodo tra “The Dark Side of the Moon” e “The Wall”, con l’aggiunta di sole 5 canzoni da “Is This The Life we Really Want?”, album incidentalmente intriso delle sonorita’ degli stessi classici.
La band e’ in gran parte nuova: solo Jon Carin (tastiere, chitarra, voce, slide guitar) e David Kilminster (chitarra) sono rimasti dal tour di The Wall. Il resto dei musicisti, giovani professionisti dallo stile vagamente “retro'”, sono particolarmente efficaci nell’interpretare le canzoni dei Pink Floyd in maniera precisa ma personale, senza la rigidita’, soprattutto ritmica, avvertita nei tour precedenti. Le Lucius ai cori sono uno show nello show, a volte cantando fedelmente alle canzoni originali, a volte aggiungendo nuove idee, faranno storcere il naso a qualche purista, ma sono una boccata d’aria fresca sul palco e, soprattutto sul finale, aiutano Roger con una piccola parantesi semi acustica che, dal vivo, funziona benissimo.
Infine, Waters ha riscoperto il basso, “non sono bravo, ma metto note particolari in posti unici”, quindi, con poche eccezioni, lo suona sulla maggior parte dei pezzi, compresa l’introduzione di “Pigs, three different ones”, ed e’ un piacere ascoltarlo.
“Speak to me/Breathe” e “Eclipse” aprono e chiudono lo show (prima dei bis) e sorprende constatare come “One of These Days”, “Welcome to the Machine”, “Wish Your Were Here”, una selezione dell’ultimo album, la seconda e terza parte di “Another Brick in the Wall” e piu’ di trenta minuti di “Animals” possono incastrarsi bene, sia musicalmente che concettualmente, tra i solchi di “The Dark Side of the Moon”, creandone quasi un “director’s cut” esteso. Viene da pensare che Waters, nel corso degli anni, non abbia fatto altro che espandere ed aggiungere colore proprio a quell’affresco musicale e concettuale, e, con questo tour, sia finalmente in grado di mostrarlo come avrebbe sempre dovuto essere.
Le scenografie, i video, partono in sordina e crescono durante lo spettacolo. Ben prima del concerto, sul grande schermo una donna, la stessa ballerina del video di “The Last Refugee”, si siede su una spiaggia, sola, guardando il mare.
Una sfera di acciaio vola tra paesaggi urbani su “Breathe” per tornare di tanto in tanto durante tutto lo show, un video lento, statico, sulla paura, contrasta la frenesia di “One of These Days”, vecchi e nuovi filmati si mischiano insieme sul resto delle canzoni, in maniera simile, ma infintamente piu’ efficacie, a quanto visto durante il tour “In The Flesh” del 2002.
Ci sono poi momenti di grande teatro: l’arena che si trasforma nella Battersea Power Station, la materializzazione della sfera di acciaio sulle teste del pubblico, la piramide laser per il finale, oltre, naturalmente, al solito maiale volante. Alla fine, durante i saluti, la donna ricompare sulla spiaggia, ma c’e’ qualcosa di diverso, c’e’ una risposta, c’e’ speranza: una bambina, la figlia, si siede accanto a lei.
Politicamente il concerto e’ schierato chiaramente contro Trump e i mali del mondo secondo Roger. “Se non volete sentire parlare di politica andate a vedere Katie Perry” ha detto Waters in una intervista con la sicurezza di chi non ha niente da perdere. Ci vuole comunque coraggio, in America, ad accompagnare piu’ di trenta minuti di musica (Pigs e Money), con immagini dissacranti sul Presidente in carica. Le contraddizioni dell’America moderna si mostrano chiare quando, alla fine della tirata politica, si alzano applausi di approvazione dai posti premium dell’arena e fischi di disapprovazione dalle zone a prezzi piu’ popolari. Il messaggio finale pero’, in linea con l’ultimo album, e’ conciliatorio, “I choose Love” dice una delle immagini sul grande schermo, “Resist” e’ l’incoraggiamento rivolto al pubblico con migliaia di coriandoli.
In generale il concerto emoziona, meraviglia, coinvolge. E’ tutto piu’ diretto e rock rispetto al The Wall Tour, ed e’ chiaremente uno spettacolo progettato per raggiungere chiunque nelle arene al chiuso, soprattutto quando, nella seconda parte, ci sono schermi da guardare ovunque mentre l’impianto audio, come sempre quadrifonico, rimbalza musica alta ma cristallina intorno al pubblico.
Cosa avrebbe pensato quindi di tutto questo, il giovane Roger? forse si sarebbe meravigliato della sua longevita’ artistica, ma sicuramente sarebbe stato fiero della sua coerenza politica e si sarebbe sbalordito per le trovate sceniche e la sua partecipazione sul palco; infine, piace sperare che avrebbe anche ammirato con gusto, come il pubblico durante il concerto, la grandezza di quello che David Gilmour, Rick Wright e Nick Mason, hanno costruito con lui in quegli anni incredibili tra il 1971 e il 1979.
Roger Waters arrivera’ in Italia ad Aprile, non perdetevelo.
Set list e altre foto.
FIRST HALF: Speak to Me, Breathe, One of These Days, Time, Breathe (Reprise), The Great Gig in the Sky, Welcome to the Machine, When We Were Young, Déjà Vu, The Last Refugee, Picture That, Wish You Were Here, The Happiest Days of Our Lives, Another Brick in the Wall Part 2, Another Brick in the Wall Part 3. SECOND HALF: Dogs, Pigs (Three Different Ones), Money, Us and Them, Smell the Roses, Brain Damage, Eclipse, Vera, Bring The Boys Back Home ENCORE: Comfortably Numb. |
E che ci dici del playback che Waters utilizza in maniera evidente da tanti anni?
In questo tour non ci sono brani in playback, alcune scelte di questo tipo erano state fatte in quelli precedenti, strutturati diversamente. Articolo che condivido in pieno, sono stato a vederlo a Philadelphia;)