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Nel gesto di dare via i più preziosi “strumenti di lavoro” e donare i 21 milioni ricavati a ClientEarth (no profit inglese che si occupa della lotta al cambiamento climatico)si trova tutto il pragmatismo ateo e romantico di David Gilmour.
Gilmour, come tutti gli artisti, e’ un uomo al quale la vita ha dato in dono talento e sensibilità diversi rispetto ai nostri: un artista non pensa e vive come tutti ed e’ capace di creazioni e gesti stupendi, sorprendenti e imprevedibili e a volte incomprensibili ai piu’.
David Gilmour sa di essere entrato nell’ultima fase della sua avventura umana e artistica, e’ ateo e non crede in un dopo, la mortalità come fine di tutto, se ci pensate, fa capolino come tema in tante sue canzoni, ma al tempo stesso, Gilmour, padre di otto figli e nonno di un piccolo esercito, ha a cuore il loro futuro e il nostro.
Come Waters sui temi umanitari e’ normale che, affrontando gli ultimi anni – decenni speriamo- della propria vita, questo artista gigantesco abbia deciso di cercare di lasciare, oltre all’immensa eredita’ artistica, una eredità morale ancora più grande nel messaggio ecologista che seguirà il clamore dei record d’asta, e lo faccia con i gran gesti e l’intensità di chi non ha tempo da perdere.
127 “strumenti di lavoro” accumulati in 50 anni, che avrebbero imbarazzato e diviso gli eredi e gli appassionati un giorno, valgono meno, molto meno, secondo Gilmour, della possibilità di aiutare con un messaggio forte e fondi sostanziosi il futuro del nostro pianeta.
Adesso non gli resta che completare quella frase “mai dire mai”, apertura imprevedibile a qualcosa di Floydiano nel futuro, con un gesto ancora più clamoroso magari proprio per la stessa causa.
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